Jacob Burckhardt

Cenni biografici


Jacob Burckhardt, nacque a Basilea in Svizzera nel 1818 e morì nella stessa nel 1897. Il percorso formativo di Burckhardt fu insolito rispetto a quello di un normale storico dell'arte, infatti si avviò inizialmente allo studio della teologia, sotto sollecitazione del padre, parroco della cattedrale di Basilea. In seguito i suoi studi virarono verso storia e filosofia e infine divenne storiografo. Studiò dapprima a Basilea e poi a Berlino dove rimase per tre anni a eccezione di un semestre accademico che trascorse a Bonn, dove entrò in contatto con la cerchia di Gottfried Kinkel. All'età di venticinque anni Burckhardt si laureò a Basilea. Negli anni seguenti la laurea scrisse come critico per Kolnische Zeitung e come giornalista per Basler Zeitung. Burckhardt cercò sempre di andare oltre la Storia dell'arte, suo intento fu quello di formulare un giudizio totale, tale ricerca lo spinse a perfezionare sempre più il proprio linguaggio, creando così uno stile unico capace di evocare ogni situazione descritta. Nel 1842, data precedente alla laurea, pubblicò I capolavori delle città Belghe compendio di epistole scritte durante il viaggio in Belgio. Nel 1844 divenne libero docente a Basilea e nel 1845 docente straordinario. Dal 1845 al 1852, data di pubblicazione de L'epoca di Costantino il Grande compì diversi viaggi in Italia. Nel 1853 in seguito alla perdita della propria cattedra a Basilea per un riordino dell'ordine docenti, decise di scrivere una guida turistica innovativa, nel 1855 venne così pubblicato il Cicerone, una guida al godimento delle opere d'arte italiane. Il testo si presenta come guida turistica non solo rivolta a un pubblico di specialisti ma a quanti interessati alla conoscenza. La stesura del testo pertanto non è dottrinale e vista l'inesistenza delle fotografie al tempo, ogni opera d'arte è descritta abbastanza minuziosamente, nonostante la descrizione sia il risultato di un'osservazione visiva da parte dell'autore a cui seguiva una redazione direttamente in bella copia delle proprie impressioni. Dal 1855 al 1858 insegnò a Zurigo, poi si ristabilì a Basilea dove rimase sino alla morte. Nel 1860 pubblicò La cultura del Rinascimento in Italia considerato uno dei capolavori di Burckhardt dove l'autore discute il concetto di Rinascimento in relazione anche al Medioevo, ne risulta un'interpretazione del Rinascimento come un'epoca in cui si attuò una profonda rivoluzione nella cultura italiana che prese le distanze dal mondo medioevale nonostante in esso vi pose germoglio. Nel 1867 pubblica Storia del Rinascimento in Italia che espone per grandi linee l'architettura rinascimentale, il testo si presenta però come un'opera frammentaria, mancano a renderlo esaustivo la pittura e la scultura. Burckhardt si concentra sullo studio della cultura greca, le sue impressioni influenzeranno Nietzsche, suo alievo a Basilea nella stesura del noto scritto La nascita della tragedia dallo spirito della musica, gli stessi concetti di apollineo e dionisiaco furono formulati da Burckhardt intorno al 1872. Tra le opere pubblicate postume troviamo nel 1898 Le memorie di Rubens e Considerazioni sulla storia universale.

 

Il Cicerone


Trovai insufficiente il punto di vista puramente obbiettivo delle solite guide turistiche e per tanto osai servirmi, quasi per prova, d'un minimo di prospettiva indispensabile. La prima edizione del Cicerone apparve nel 1855, nella Schweighauser Schen Verlagsbuchhandlung di Basilea e fu accolta con poco successo. Il testo rivela una forte dipendenza dalla concezione dell'autore per la storia, la storia dell'arte era agli albori e prendeva a modello la storiografia generale. Il Cicerone però non doveva essere una storia dell'arte. La storia come tale vi appare solo quando il soggetto impone una descrizione temporale, secondo lo sviluppo di artisti e scuole, come nel Rinascimento. L'arte antica invece è tradotta secondo tipi e generi e, per quanto possibile anche l'arte del medioevo e dell'epoca barocca. E' un rappresentare la storia a sezioni. Separatamente sono trattate l'architettura, la scultura e la pittura, alle quali si affianca, come un genere sino allora sconosciuto, la decorazione. All'edizione del 1855 ne seguirono, una seconda in tre volumi nel 1869, a cura di A.v.Zahn, direttore del museo di Weimar, con contributi di studiosi; nel 1879 una terza edizione, nel 1879 una quarta con la revisione di V.Bode. Queste revisioni portarono a una profonda modifica del testo iniziale e l'intento spirituale dell'autore si tramutò in uno studio non più rivolto a tutti ma a soli specialisti. Solo la ristampa del 1924 del testo originale avrà successo tale da richiederne plurime ristampe. Il Cicerone è stato scritto durante un viaggio compiuto dall'autore dalla primavera del 1853 alla primavera del 1854. Burckhardt venne in Italia anche nel 1846 e nell'inverno del 1847-1848, questi due viaggi contribuirono alla preparazione spirituale del testo. Nel viaggio del 1853-1854, Burckhardt si spinse sino a Pesto. Nella dedica a Kugler, Burckhardt dice Tu vedrai come ho combattuto con il nostro linguaggio estetico già alquanto antiquato, per infondergli una vita nuova come però non ho potuto evitare brani inanimati ed espressioni stereotipate, perchè costretto a lunghe enumerazioni e perchè l'arte si guarda sempre allo stesso modo. Burckhardt accenna inoltre alle lacune presenti nel testo dovute alla mancanza di un preciso piano di lavoro. Nella prefazione Burckhardt scrive Delle più importanti opere d'arte italiane l'autore ha voluto presentare un quadro che potesse offrire al turista affrettato, informazioni rapide e comode su quanto esiste (...), elenca di seguito le località che non conosce e che ha visto quando non era ancora maturo, motiva i tagli di generi interi, di opere d'arte non trattate. La disposizione del libro era per Burckhardt l'unica che si prestava a raffigurare lo scopo principale ossia quello di svolgere entro uno spazio limitato uno studio sui monumenti secondo il loro contenuto artistico e le condizioni che lo determinano. Il ragionamento del Cicerone non pretende di seguire e di definire il pensiero più profondo, l'idea di un' opera d'arte. Se questa potesse essere espressa in parole, l'arte sarebbe superflua e le opere potrebbero restare non costruite, non scolpite e non dipinte. La meta prefissa era quella di delineare contorni che la sensibilità del visitatore potesse animare con un sentimento vivo. Burckhardt giustifica la scarsa linearità di esposizione con il fatto che la stesura sia stata compiuta principalmente in viaggio e che questo l'abbia portato alla rinuncia di uno stile. Il Cicerone si apre con un macro capitolo dedicato all'architettura, la descrizione segue un'andamento cronologico, inizia infatti con l'architettura antica per concludere con quella barocca; la stessa struttura si mantiene sia nel secondo capitolo dedicato alla scultura sia nel terzo capitolo dedicato alla pittura. Dalla lettura del testo si nota, proprio per questa suddivisione, la frammentarietà delle descrizioni sia delle città, più in senso generale, sia nelle singole opere. Il Cicerone è guida turistica nei contenuti descrittivi, ma poco funzionale, in quanto per avere un quadro esaustivo su una singola opera, in un dato luogo, bisogna ricercare informazioni in tutti e tre i capitoli. Burckhardt per fronteggiare questo inconveniente invita il lettore ad avvalersi della guida turistica di Ernst Forster, ma solo per avere un orientamento pratico delle opere descritte. Il Cicerone è guida turistica più per l'immediatezza del linguaggio comprensibile a tutti che non per la funzionalità che vien meno, proprio per l'impianto storico di stesura.

 

Citazioni


Jacob Burckhardt, Il cicerone, Guida al godimento delle opere d'arte in Italia, Rizzoli, Firenze, 1994, pag.XVI dell'introduzione, a cura di Federico Pfister.

Jacob Burckhardt, Il cicerone, Guida al godimento delle opere d'arte in Italia, Rizzoli, Firenze, 1994, pag.XXIV dell'introduzione, a cura di Fedrico Pfister.

Jacob Burckhardt, Il cicerone, Guida al godimento delle opere d'arte in Italia, Rizzoli, Firenze, 1994, pag.3,4.

 

Genova e il Cicerone


Nel testo non esiste, come del resto per ogni città citata, un quadro generale, le opere d'arte sia architettoniche, scultoree sia pittoriche sono descritte nei capitoletti storici, per poter disporre di una descrizione esaustiva bisogna appellarsi all'indice dei luoghi. In generale le descrizioni delle opere d'arte genovesi sono piuttosto sbrigative e ricche di giudizi, talvolta sminuitivi. Si nota lo scetticismo dell'autore nei confronti della ristrettezza di spazio che circonda i palazzi o le chiese dovuta alla morfologia urbanistica della città e che comporta a suo avviso sia una difficltà di fruizione sia un'adattamento delle strutture con relative modifiche negli impianti architettonici; ne è esempio a riguardo l'impossibilità di dar agio al chiostro di Santa Maria delle Vigne che viene ad essere sacrificato data l'impossibilità di svilupparsi fra le strette vie di Genova. Purtroppo non è possibile documentare con precisione in quale data Burckhardt si sia fermato a Genova, l'unica data recuperata è quella del 1838, quando il filosofo, ancora studente parte in carrozza dal Gottardo e passa per Milano, prosegue per Genova, Livorno, Pisa, Fiesole e raggiunge infine Firenze; questa data sembra corrispondere con il primo breve soggiorno a Genova, a questo viaggio ne seguiranno altri, purtroppo non documentabili con precisione, che serviranno alla stesura del Cicerone.

 

Bibliografia


Jacob Burckhardt, Il cicerone, Guida al godimento delle opere d'arte in Italia, Rizzoli, Firenze, 1994, 2 volumi.

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022